sabato 9 gennaio 2010

Recensione della "Felicità dei cani" su Sugarplup

Il mitico Matteo Righetto ha scritto dei miei cani su Sugarpulp! Grazie, grazie, grazie. Barbabietole forever!


Nessun dubbio. Il romanzo “La felicità dei cani” dell’esordiente Adamo Dagradi (giornalista e critico cinematografico veronese), è davvero un ottimo noir. E quando   ci si imbatte in opere prime così avvincenti, appassionanti e soprattutto così ben sviluppate, come sapete, amiamo segnalarvele al più presto.
Scritto con un linguaggio che non ama compromessi, secco, diretto e molto incisivo, “La felicità dei cani” è una feroce storia investigativa che coinvolge gli ispettori del XX distretto di una città portuale, veri antieroi, uomini con i loro drammi e le loro debolezze, i loro vizi e le loro virtù. E’ inverno, le giornate sono corte e buie, il mare gelido. Pochi giorni prima del 31 dicembre, in un cimitero situato in una periferia grigia e crepuscolare, vengono ritrovati i cadaveri di tre ragazze, prima malmenate e poi barbaramente sgozzate. Le investigazioni sul triplice omicidio, guidate dal commissario Orlandi, sembrano portare ad un serial killer, ma le cose non sono così semplici come appaiono, e così il bravissimo Dagradi, con echi di scritture che riportano direttamente alle leonardiane investigazioni di Frank Delsa (ma con toni più decadenti e tinte più cupe), ci conduce in una storia vorticosa, che si sviluppa nell’arco di tre giorni e che finisce per coinvolgere anche alcuni insospettabili. L’autore ci fa smarrire sempre più in un intricato labirinto dove dominano azione, dialoghi puntuali e taglienti, ritmo e velocità, in un cocktail narrativo che ci sorprende ad ogni pagina svelandoci intrighi e vicende sottotraccia di realtà sociali oscure e sotterranee, nelle quali imperversano i lati neri di una società sempre più corrotta, violenta e bestiale.
Tra efferatezze, cani randagi che scorrazzano per le strade desolate, malavita organizzata, occultismo, locali erotici e riviste anni ‘70, la vorticosa ricerca dell’assassino si muove freneticamente per mano dei vari sbirri che prendono parte alle indagini, ognuno coi propri spettri e la propria vita sofferta. Tra questi, la figura che si staglia su tutte è sicuramente quella della bella e coraggiosa Jelena Della Rebbia, ispettore di polizia originaria dell’ex Yugoslavia, che si ciba di kebab e non ci pensa due volte prima di sparare con la sua Glock. La bella poliziotta però, affascinante e misteriosa, violenta e indifesa proprio come gli occhi dei cani costretti ad azzannarsi nelle lotte clandestine a cui lei partecipa come scommettitrice e vittima, è finita in una brutta storia di taglieggiamenti e scommesse illegali, oltre ad essere perseguitata da un passato violento e sommersa dal peso di numerosi debiti.

I cani, si diceva, quelle stesse bestie che, tenute a catena e costrette a battersi fino alla morte nei combattimenti clandestini, osservano gli uomini assiepati attorno a loro con occhi aggressivi, ma in realtà terribilmente indifesi e terrorizzati, metafora di una società abietta. Un romanzo corale che procede magistralmente raccontando i fatti attraverso i punti di vista dei vari personaggi, perfettamente calibrati fra loro in uno spettro di caratterialità fortemente contrastanti.
Un romanzo molto cinematografico, in cui le modalità testuali prevalenti sono sicuramente il dialogo e l’azione. Proprio come piace alla barbabietola più tossica del nordest. Perciò, caro Adamo: benvenuto in Sugarpulp!

Matteo Righetto

Nessun commento:

Posta un commento